«E così anche oggi siamo qui, passando la nostra vita ad attendere qualcosa che sembra non arrivare mai. La vita è fatta di attese. Non lo trovi curioso?»
«Mi spiace, signore, ma non posso parlare con lei».
«E perché mai? Forse perché ti faccio paura?»
«Veramente…»
«È questa mia faccia, vero? Ti spaventa la mia faccia?»
«No, signore, la sua faccia non mi fa paura».
«No? Strano».
«Non posso aver paura della sua faccia, lei non ce l’ha. Non si vede. È che…»
«Che cosa? Non essere timida con me. Aspetta… lasciami indovinare! I tuoi genitori ti hanno detto che non puoi parlare con gli sconosciuti!»
«Scusi, signore, ma è proprio così».
«Oh, che bambina educata! Si scusa pure! Non ti devi scusare di nulla, lo sai? Sono io che ti ho importunata! Ma sai, non ho potuto proprio farne a meno. Tutta sola, in stazione a quest’ora… Lo sai che è proprio a quest’ora che i malviventi iniziano a strisciare fuori dalle loro tane?»
«Prima o poi il treno arriverà. L’ho perso. Mi sono… mi sono fermata dopo la scuola e…»
«Non giustificarti, non con me. Sai, è una fortuna che tu abbia perso il treno, altrimenti non ti avrei mai incontrata. Oh, non fraintendermi, è che preferisco la compagnia dei bambini a quella degli adulti».
«Perché mai?»
«Perché nella loro mente c’è molta, molta più fantasia e si dà il caso che io adori la fantasia».
«Io ne ho parecchia».
«Lo sento, ha un odore squisito».
«Un odore?»
«Oh, sì. Sì, ogni fantasia odora in modo particolare. Ma lo vedi? Stiamo ingannando il tempo! Passa in fretta quando ci si diverte o quando si hanno conversazioni interessanti, non è vero?»
«Direi di sì. Ma lei rimane pur sempre uno sconosciuto».
«Vedi, in realtà io non sono uno sconosciuto… sono un fantasista! Dalle mie parti mi chiamano l’Allegro Fantasista! Tu sai cos’è un fantasista?»

«No. Che cos’è?»
«Un artista versatile, che improvvisa ed esegue i numeri più disparati. Con i fantasisti puoi parlare? Tua madre ti ha proibito di parlare anche con noi? Sarebbe scortese».
«Oh, no…»
«E allora lo vedi che possiamo parlare?»
«Forse sì?»
«Molto bene! Sai, come fantasista sono particolarmente bravo a far sparire le cose! Vuoi che te lo dimostri?»
«Sul serio? Mi piacerebbe!»
«Mia cara bambina, lascia almeno che mi rinfreschi l’alito prima di pronunciare la formula magica…»
«Ma quelle caramelle… sono mie! Le avevo in tasca!»
«Oh, a quanto pare la prima magia è riuscita anche senza formula magica! Sono scomparse dalla tua tasca… e riapparse tra le mie mani. Incredibile, non è vero?»
«Lei è veramente un mago!»
«Era una magia semplice. Posso fare di meglio, lo sai? O credevi che ti prendessi in giro?
Chissà, forse sono stato io a far sparire il treno… per questo non arriva!»
«Lei è molto divertente, signor fantasista! E anche molto abile! Può fare un’altra magia?»
«Che bambina a modo che sei. Ma… non ci siamo ancora presentati! Come ti chiami?»
«Come mi chiamo? Io…»
«Oh, coraggio. Puoi dirmelo. Non dirmi che sei ancora convinta che io sia uno sconosciuto!»
«No, non è questo».
«E allora cosa?»
«Ecco, io… io non lo ricordo. Non ricordo come mi chiamo».
«Oh, che sbadato! Ho fatto sparire anche il tuo nome!»
«Il mio nome?»
«Il tuo nome. Ma tanto non ti piaceva, non è così? Lo odiavi, quel nome».
«Penso di sì, ma non ne sono sicura. Se non lo ricordo, come posso sapere se lo odiavo?»
«Ma certo che è così: lo odiavi. Un’altra magia che so fare è vedere dentro alle persone… ne vedo il colore e l’essenza, ne sento il profumo e la consistenza… il tutto a partire dalla loro fantasia».
«Io di che colore sono? Che profumo ho?»
«Un magnifico blu pervinca, direi. E profumi di crostata ai mirtilli appena sfornata».
«Ma… signor Fantasista, posso farle una domanda?»

«Tutte quelle che vuoi, finché abbiamo tempo».
«Come può vedermi se non ha gli occhi? E la prego… anche se non mi piaceva, potrei riavere indietro il mio nome?»
«Non servono occhi per vedere, ci sono ancora tante cose che devi imparare. E il numero non è ancora finito, bambina mia. Riavrai indietro il tuo nome al termine dello spettacolo. Non vuoi che ti sorprenda? Magari potrei anche insegnarti qualche trucco… sempre che tu mi prometta di non rivelarli a nessuno».
«Sarebbe magnifico poter fare qualche magia».
«E allora cosa ci facciamo ancora qui?»
«Qui?»
«Sì, qui, su questo stupido binario. Ad aspettare».
«Io non lo so. Non so più cosa ci facciamo qui e non so neanche cosa stiamo aspettando».
«E allora perché non vieni con me? Sarebbe veramente sciocco rimanere in questo posto, l’hai detto anche tu che non sai cosa ci fai qui».
«Sì, credo che sia una buona idea. In effetti ho freddo».
«Scusami, è un mio vizio far sparire il calore, proprio non lo sopporto. Dove abito io non ce n’è traccia. Ma se vieni con me non te ne pentirai, te lo prometto! Ecco, ecco… da brava, vieni qui. Prendimi pure sotto braccio».
«Signor… Allegro Fantasista?»
«Dimmi, mia cara bambina».
«Dopo però dovrei tornare subito a casa, o i miei genitori si preoccuperanno. Torneremo indietro presto, vero?»
«Certamente, piccola! Che c’è? Perché mi guardi così? Ti sembra la faccia di un bugiardo, la mia? No, vero? Stai tranquilla! Ti farò giusto vedere come faccio sparire le cose e poi ti riporterò a casa!»
«Verso… casa? Quale casa?»
«Lascia perdere, ogni tanto farnetico! Ma mentre ci incamminiamo… vuoi un’altra caramella?
Un po’ di zucchero in circolo renderebbe più dolce la tua già deliziosa fantasia. Te l’ho già detto che hai un odore fantastico, non è vero?»

di Roberta Battini

Immagine generata con AI ART

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